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riusciti incomodissimi o vere od immaginarie che fossero le persone. Se vere, bisognava falsare quattro diversi caratteri, e complicate nell’imbroglio altre quattro persone, le quali si sarebbero dovute o, tradurre in carcere, od almeno esaminare come testimoni; se immaginarie, non si sarebbe potuto spiegare perchè un processante così zelante come il Collemassi non le avesse o carcerate od esaminate.
Dell’ordine relativo ai Convegni per gli ultimi tre giorni di carnevale, s’è pocanzi notato quanto basta per intenderne egregiamente il significato. Il dì quindici accadeva l’incendio del teatro Alibert, e valendosene autore il Fausti, tre giorni dopo si riceveva in atti la denuncia del pagamento di scudi 200 pagati dal Fausti al fido, perchè li passasse ai quattro incendiarii. Ma riflettendo poi che trattandosi di un delitto sì grave, la sola denuncia sarebbe stata insufficiente anche per la coscienza dei Giudici di S. Chiesa, si pensava a fabbricare il documento che costituisse la prova positiva. Detto fatto. Vien fuori la ricevuta autografa minutata dallo stesso Fausti. Veramente il dottor Eucherio fu un po’ tardo di di mente questa volta. Nella denuncia fatta il 18 si diceva che Madama era venuta precisamente a sapere che nella passata sera del 17, aveva il Fausti consegnati, senza ricevuta, al fido li scudi duecento: perchè tardare sino al 21 a farsi portare la ricevuta? È tanto è vero che senza ricevuta e senza intenzione di averla, aveva consegnato al fido il denaro, che non pensò a farla nè il giorno 18 in cui, con sommo dispiacere, seppe che gli esecutori (devono essere persone di sfondolata ricchezza !) avevano mancato di recarsi a ritirare la respettiva tangente, nė vi pensò pure il giorno 19. Ma egli forse non pensò a fare la ricevuta, preoccupato come era da questo pensiero gravissimo, che quella mancanza degli esecutori gl’impediva di dare il discarico al SottoPrefetto di Rieti con la solita lettera in cifra, o che vedeva di doverla differire fino al venturo sabato 21 ripetuto febbraio (Relazione Fiscale, pagina 287). — È chiaro esser queste sciocchezze tali, da meritare la frusta, se non meritassero la forca.