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cendio, e poi nel giorno ventuno recava il brano della ricevuta autografa, e di più la notizia dell’invio dell’ultima lettera, la quale mentre conferma la notizia, che si dice data sin dal quattordici, qualmente il Fausti nel giorno 12 avesse ricevuto una forte somma settaria rimessagli dal sotto Prefetto di Rieti in due rotoli di napoleoni d’oro, riepiloga e1 conferma tutte le antecedenti notizie.
Dopo tante prove e tante verificazioni ben a ragione conclude la Sentenza a pagina 39 con le seguenti parole: «Fa d’uopo convincersi che questi ultimi scritti venivano fatti e prodotti, non a comodo, ed indicando fatti ideali e simulati, ma in presenza bensì di fatti di delitti veri e reali, ai quali si riferivano; e non solo si riferivano a questi delitti, ma avevano con essi tale e tanta connessione, da dimostrare che erano stati vergati da chi aveva una responsabilità diretta, od almeno una scienza anche preventiva de’medesimi.»
Ottimamente! Ma che dire se constasse invece che precisamente a comodo furono fatti questi ultimi scritti, cioè lettere, ordini e ricevute? Per poter dire con ragione che non fossero fatti e prodotti a comodo, bisognerebbe poter provare o che la produzione seguisse prima che i fatti succedessero, ovvero che prima di quest’epoca fossero fatti. Di questa seconda ipotesi non esiste prova, nè indizio di prova nè nella Sentenza, nè nella Relazione Fiscale; della prima esiste nell’una e nell’altra la prova contraria, come risulta a maraviglia dal confronto delle date nelle quali i documenti venivano prodotti, con quelle dei fatti, ai quali quei documenti si riferivano.
Nel solo avviso dello invio della lettera la Diotallevi avrebbe avuto una scienza preventiva, ma è troppo evidente che questa scienza bisognava averla, altrimenti non era possibile giustificare l’esistenza, della corrispondenza fra il Fausti ed il Regio Sotto-Prefetto di Rieti. Se vi fu mai caso in cui nel combattere e svelare un intrigo, una calunnia, si potesse giungere all’evidenza, niuno potè darsene in cui l’intrigo e la calun-