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di conoscerlo, uno de’ più affezionati e più caldi partigiani del Papato, sia poi ad un tratto divenuto un cospiratore tanto imbecille da valersi per le sue corrispondenze periodiche nel martedì e sabato di ogni settimana di un mezzo così pericoloso, quale è quello della Posta, o indirizzando le lettere ad una autorità di confine, rappresentata da un emigrato romano, notissimo e sospettissimo alla polizia, e per fine sottoscrivendo le lettere col suo proprio cognome.

La Sentenza non ha potuto dissimularsi questa difcoltà, questa assurdità, che sapeva essere stata notata dal pubblico, prima anche che fosse formulata nella Difesa dei Dionisi. A pagina 42 si è studiata, si è sforzata di distruggerla accumulando sciocchezze e cavilli senza pari. Quanto all’uso del mezzo postale, dice che «può osservarsi che per avere una continuata relazione e corrispondenza anche di più volte alla settimana, era ben difficile il servirsi sempre di spediti, i quali, come si è visto, si sarebbero usati nelle cose straordinarie e di maggiori difficoltà di trasmissione.» Che una osservazione possa farsi, non vuol già dire che la osservazione colga nel vero; e che quella fatta dalla Sentenza sia meramente gratuita ed immaginaria, può bene attestarsi dalla Polizia pontificia, la quale, sebbene non sia mai riuscita a sorprendere le corrispondenze,del Comitato Nazionale, nonostante le ricerche indefesse e costosissime, sa però di fatto proprio che il Comitato può corrispondere colle provincie libere del Regno di Italia quando e come vuole. Quella osservazione poi nel supporre che debba il Comitato avere una corrispondenza periodica di più volte la settimana, anzi giornaliera, supposto l’uso dei spediti, si riduce ad una puerilità poco degna di un Tribunale Supremo, e Sacro. Intende ciascuno, per quanto poco pratico di siffatta materia, che uno ilei primi e più essenziali precetti dell’arte di cospirare, è quello di scrivere il meno possibile, e nel solo caso di necessità, giacchè chi cospira deve soprattutto por mente di lasciare le minori tracce possibili del suo operato. Or bene, delle cinque lettere che diconsi spedite dal Fausti al cav. Mastricola, la pri-