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cendiarii; così di recarsi quindi al Caffè detto dei Scacchi al Corso, ove avrebbe trovato altri degli incendiarii; mentre gli altri due sarebbero andati a a trovarlo. Infine si portava però a cognizione della Giustìzia, che in quello stesso giorno, 21 febbraio, sarebbe stata diretta dall’inquisito Fausti altra lettera al sotto Prefetto di Rieti.» Ed infatti mentre dalla mano della denunciatrice li Processante riceveva quello stesso brano di ricevuta (autografa; non copia) che si disse scritto dall’inquisito, i cui termini precisi sono: «Mostrata, la croce ec. abbiamo ricevuto scudi 30 per Alibert dal Promotorio XIII, e più scudi ....;» rinveniva, puntualmente alla porta l’indicata lettera scritta la maggior parte in cifra, e che tradotta diceva: «XIII Ho ricevuto scudi 400, e furono dipartiti. Il Corso fu fui goduto da puttane, da preti e spie. I festini annichiliti. Gl’incendi sono cominciati. Noi non indietreggiamo, come il partito ex liberale al Pincio!!!! Il papa andò alla Sapienza!!!! - Monsignor governatore mi assicura, per ora. In caso, per la fuga ho tutto pronto. Il processo è chiuso. Per Fantini non temete; sono sgomentati. Ho dati scudi 100 a C... Addio. — Fausti.»
Col sequestro di questa lettera che veniva come la prima ritenuta originalmente, avevano fine le gesta liberalesche del Fausti, cioè, uscendo dalla chiesa di San Carlo ai Corso ove aveva udito Messa, veniva assalito come Cristo all’orto da una turba di birri guidata dal maggiore Eligi, e tradotto nel carcere addizionale politico alle Carceri Nuove. Il Processante a pag. 292 della Relazione non tralascia di rendere ragione di questo fatto: «Con siffatti risultati (egli dice) e segnatamente dopo il pervenimento della lettera 21 febbraio, non poteva ulteriormente sospendersi l’arresto del Fausti, che anzi era della coscienza e del dovere di chi dirigeva la processura il curarne la immediata esecuzione, sia nelle viste di troncare il filo a quei disordini, che si dicevano soltanto incominciati in quel foglio, e che il fatto stesso additava fossero temibili, sia per la responsabilità che pesava su di esso stante l’imminente e minacciata fuga.»