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pregato a custodirle momentaneamente, ed il Venanzi ha affermato il vero, nè tutta l’abilità fiscale del Collemassi è riuscita a provare il contrario. Da ciò abbiam dunque un primo argomento per: ritenere che la Diotallevi abbia parlato di cosa a lei ignota, una volta che quella cifra viene da essa attribuita al Venanzi, mentre tutt’al più potrebbe avere appartenuto all’amico di lui. Ma quand’anche quella cifra fosse stata in realtà di uso del Venanzi, non si può comprendere come potesse conoscerla la Diotallevi, la quale col Venanzi non aveva alcuna relazione. Neppure essa ci dice di averlo conosciuto; e d’altronde è ben chiaro che intimissima avrebbe dovuto esistere l’amicizia fra essa ed il Venanzi per essere ammessa a conoscere una cosa tanto gelosa e per sua natura segretissima, come è una cifra. E su tal particolare potrebbero addursi tali prove di fatto per mettere £ella più limpida evidenza, che se la Diotallevi parlò così esattamente di quella cifra, ne parlò per conoscenza avutane dopo che fu ammessa alla impunità, se, dandole, non venissero ad essere compromesse gravemente persone che non sono punto comprese nel processo. Deve pertanto il Comitato limitarsi ad affermare asseverantissimamente che quella cifra era in guisa di uso particolare di una sola persona, che neppur esso la conosceva prima della pubblicazione della Relazione Fiscale


IV.

Accusa contro il Governo Pontificio
Cause efficienti delle rivoluzioni.


Considerando in complesso l’enormità delle cose che si son fatte dire alla Diotallevi, e che costituiscono il più grave atto di accusa che siasi mai formulato contro il Governo pontificio; mentre queste deposizioni, ricevute ed ammesse per vere in ogni parte, dimostrano che questo governo è avversato e minato anche da quelli che lo servono, la mente si volge naturalmente a cercare una spiegazione di questo singolarissimo fatto.