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cietti ed io vi sono stata a giuocare con loro tutti tanto Gaspare come gli altri molte volte, poi andavamo a fumare sul terrazzo.
Gasparo Falcietti è venuto a trovarmi una volta anche allo studio Simelli, mentre io stava a pranzò e si trattenne sino al termine, lo vidde Geltrude Simelli; alla detta Simelli, siccome vedeva questa stretta relazione, gli dicemmo che io faceva alcuni affari per casa Falcietti.
Quando andai via da Simelli, che andai a trovarli, e come dissi, ci accompagnò Carnevali, li trovammo a pranzo e ci offrirono un quarto di timballo di riso dolce e del vino, poi andammo in giardino a fumare e prendere il caffè; dopo tornammo a casa ed andammo alla camera di studio dove vi era la mia macchina sopra un tavolino a destra entrando. Mi domandò il Falcietti come si lavorava, ed io in succinto glie ne descrissi la maniera; prendemmo i cristalli della macchina, anzi fra questi vi erano delle matrici dei quadri di Raffaello, e li guardarono lodando il lavoro; vi erano tutti come sempre nominai; sortimmo da casa loro circa l’ave maria, e Falcietti Gaspero venne ad accompagnarci fino al portone di casa nostra.
Il secondo giorno che ero alle Carceri Nuove, scrissi una lettera al Ceppetelli ed in questa gli dicevo che da mio padre avesse mandato a riprendere in casa Falcietti la mia macchina di fotografia per riporta in casa. La lettera aperta fu consegnata a Forga; credo che lui s’incaricasse di spedirla. Dunque se la macchina fosse stata in casa di Nena, perchè dovevo dire da Falcietti? se non avessi temuto, sapendo a qual uso serviva colà, di nuocermi, non avrei presa tanta cura di farla ritirare. Quel giorno, non credeva lo svolgimento che è seguito,
Ceppetelli ancora credo che rabbia veduta oltre il saperlo per mio detto.
La Minerva non si è impacciato nell’affari della setta, e quando partì ebbe molte visite, ma non firme per elezione di capi settari.
Baldassarre Ferri sin dai primi momenti che lo co-