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sero il luogo del suo ritiro, e stavano ad attendere i suddetti nel caffè che fa cantone ai Bavullari, Antonio Diotallevi, Baldassarre Ferri, Angelo Perozzi; detta casa è abitata dalla compagnia comica, che recita al teatro Valletto. L’ultimo giorno che la compagnia Morelli, recitò al teatro dell’Arena detto Corea, terminato il teatro, quasi tutta la compagnia, meno Morelli, e quello che faceva la parte del tiranno, e Bellotti Amilcare, andarono con Pietro Patrizzi, Leopoldo Calza, e Pietro Barberi, a cena all’osteria di S. Giovannino della Pigna, e circa due ore di notte, andarono al caffè Argentina a prendere il caffè, e vi trovarono Baldassarre Ferri, Cesare Scarpini, Antonio Perozzi, Costanza ed Antonio Diotallevi, che stavano seduti fuori del detto caffè dalla parte che si va alla piazza di S. Andrea della Valle, lì si posero a sedere anche loro, e dopo avere preso il caffè, Leopoldo disse a quei della compagnia comica se volevano firmarsi addetti alla sua squadra; essendo stata la risposta di tutti affermativa, egli chiese al caffettiere il calamaio e la penna, ed al lume del gas si sottoscrissero; ma invece delle proprie firme, si segnarono con nomi supposti, affine, dissero, di prevedere qualunque accidentalità; affinchè il caffettiere non prendesse sospetto scrissero in un pezzo di carta il conto di ciò che avevano preso, e dicendo al giovane che li aveva ingannati di un baiocco ed apposta loro lo avevano scritto, e il conto lo mandarono al ministro che prese la cosa in scherzo. Di questo se ne può far domanda allo stesso ministro del caffè: il giovane che portò il calamaio si chiamava Ciencio.
La prima volta ohe Pietro Patrizzi presentò la Diotallevi al Comitato fu circa il mese di maggio 1861 all’ave maria in punto. Pietro Patrizzi andò a prendere la Diotallevi e suo marito allo stabilimento dei bagni all’Orsa: il padrone di detto luogo è Tullio Lanzi, e andarono al botteghino sulla piazza del Gesù ove t’attendevano Leopoldo Calza, ed Achille Margutti; andarono al Campidoglio poi scesero al Campo Vaccino, e a metà dell’alborata restarono Antonio Diotallevi e Leopoldo Calza, e Pietro Patrizzi: il Calza allora disse alla Dio-