Pagina:Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi.djvu/115


— 113 —

lità esiste solo in Roma, così tutti gli sforzi stanno a far credere che anche qui vi siano continui chiassi come si fece al Teatro Tordinona nel carnevale dell’anno scorso che si acclamò al coro, «Squilli, echeggi la tromba guerriera» nel Trovatore, e non per altro che per far di tutto venisse chiuso il teatro, e si fosse potuto dire il Governo era stato costretto di chiuderlo. Fautori di questa cagnara furono persone di riguardo, fra quali uno de’ principali il professore . . . . . . . Ratti che fa scuola di chimica in Sapienza, e se ne millantò e dichiarò di esser rimasto senza fiato, in tre palchi sfondati che avevano ove esso era ec., e chè se avesse la cagnara proseguito un altro poco, si otteneva l’intento, poiché monsignor Matteucci così voleva fare; se ne millantò nella casa di Giovanni Battista Ratti cancelliere della Sapienza alla mia presenza, di lui, e della moglie.

Sul processo Lucatelli lo stesso Ratti andava dicendo che era un’infamia, e che si voleva dare una vittima a soddisfare i giandarmi, ma che le ferite non corrispondevano affatto con l’arma, e ne tenne lunga discussione alla mia presenza, dell’avvocato Antonio Vaselli, e la moglie di esso Ratti come so che ne blaterò altrove. Il Vaselli però è persona liberalissima e fa venire tutti i fogli, anche proibiti.

Nella dimostrazione alla Filodrammatica Romana, il Ratti fu uno dei più caldi chiassoni, pure ad oggetto di far chiudere, come pare fin qui vi sia riuscito, quel divertimento onde screditare il Governo. Ne fece millantazione pure in casa di Giovanni Battista Ratti, non suo parente, alla mia presenza, del signor Giovanni Battista e della moglie, e sostenne anche a fronte che il signor Giovanni Battista ve lo rimproverava dicendo, che da un professore della Sapienza non conveniva un tal contegno.

Dopo il fatto del 12 aprile 1861, in cui s’incendiarono gli stemmi pontifici dal Patrizii, come ho detto, circa una settimana dopo Francesco Gioia portò a casa mia la creduta moglie, che poi seppi essere Erodiade Federici sua concubina, dicendomi che doveva guardarsi perchè sarebbe stato arrestato e che l’aveva avvisato il