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al fratello Luigi che allora stava a Terni, dandogli ordine di spedirgliene 25 a tre canne. Così Giovanni Venanzi ne commise a Luigi Gulmanelli altri cinque, e Pietro Patrizi che non era ancora partito (poichè partì non prima di 45 giorni circa innanzi il fatto del Velluti), ne ordinò altri cinque per sè; e di fatti il Patrizi l’adoperò per incendiare il quadro posto sulla bottega del pizzicarolo sulla via della Rotonda per andare alla Maddalena, ma non seppe fare con l’ordegno, mentre ci si scottò una mano, anzi scolandogli in una mano gli portò via tutta la pelle, per cui gli tirò una boccetta di vetro da un baiocco piena di acqua di ragia che rompendosi contro il lume fece l’effetto. Così Giovanni Venanzi con suoi compagni che suppongo Achille Margutti e Leopoldo . . . . se ne servì per incendiare il quadro che posero alla piazza del Popolo, allorchè fu fatto suffragio alle anime dei morti di Castelfidardo e di Pimodan.
Poche sere innanzi l’incendio dei primi fienili, Achille Margutti, Giovanni Venanzi e Deangelis della Manziana, al caffè dei Caprettari invitarono vari dei loro intimi ad incendiare i fienili, ed il Leopoldo ripetè questo invito la sera avanti del primo incendio nell’osteria di S. Giovannino della Pigna; però Francesco Gioia, Baldassarre Ferri, Cesare Scarpini, Pietro Barberi ed altri che non ricordo, se ne rifiutarono alla mia presenza, non convenendo di far danno ai terzi per discreditare il Governo. Non so chi scegliessero per l’esecuzione; seppi che Giovanni Venanzi e Deangelis fossero alla testa degl’ incendi avvenuti de’ fienili, e che avessero a tal uopo pagate delle somme, e che fossero stati coadiuvati da persone della tenuta di Deangelis, e gl’incendii siano stati operati con i revolvers incendiari che son fatti come tre clisteri uniti, i di cui stantuffi vanno, spingendo una sola impugnatura; si empiono di acqua di ragia, si spinge e si cerca che ne scoli pel muro una linea di liquida, quindi si dà fuoco a quella linea e si incendia istantaneamente.
Responsabile adunque degl’incendi dei fienili devonsi ritenere Augusto Gulmanelli, Venanzi e Deangelis della Manziana, e nelle perquisizioni sarà facile trovare