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SONETTO XVI.


Q
Uand’io son tutto volto in quella parte

     Ove ’l bel viso di Madonna luce;
     E m’è rimasa nel pensier la luce
     4Che m’arde, e strugge dentro a parte a parte;
I’, che temo del cor, che mi si parte,
     E veggio presso il fin de la mia luce;
     Vommene in guisa d’orbo senza luce,
     8Che non sa ove si vada, e pur si parte.
Così davanti ai colpi della Morte
     Fuggo; ma non sì ratto, che ’l desio
     11Meco non venga, come venir sole.
Tacito vo; che le parole morte
     Farian pianger la gente: ed i’ desio,
     14Che le lagrime mie si spargan sole.



SONETTO XVII.


S
On’ animali al mondo di sì altera

     Vista che ’ncontra ’l Sol pur si difende:
     Altri, però che ’l gran lume gli offende,
     4Non escon fuor se non verso la sera:
Ed altri, col desio folle; che spera
     Gioir forse nel foco, perchè splende;
     Provan l’altra virtù, quella che ’ncende.
     8Lasso, il mio loco è ’n questa ultima schiera;
Ch’i’ non son forte ad aspettar la luce
     Di questa Donna, e non so fare schermi
     11Di luoghi tenebrosi, o d’ore tarde.
Però con gli occhi lagrimosi, e ’nfermi
     Mio destino a vederla mi conduce:
     14E so ben, ch’io vo dietro a quel che m’arde.