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P A R T E. | 9 |
SONETTO XI.
Si può tanto schermire, e dagli affanni,
Ch’i’ veggia per vertù degli ultim’anni,
4Donna, de’ be’ vostr’occhi il lume spento:
E i cape’ d’oro fin farsi d’argento,
E lassar le ghirlande, e i verdi panni,
E ’l viso scolorir che ne’ miei danni
8A lamentar mi fa pauroso, e lento:
Pur mi darà tanta baldanza Amore,
Ch’i’ vi discovrirò, de’ mei martìri
11Qua’ sono stati gli anni, e i giorni e l’ore.
E se ’l tempo è contrario ai be’ desiri;
Non fia ch’almen non giunga al mio dolore
14Alcun soccorso di tardi sospiri.
SONETTO XII.
Amor vien nel bel viso di costei;
Quanto ciascuna è men bella di lei,
4Tanto cresce il desio che m’innamora.
I’ benedico il loco, e ’l tempo, e l’ora,
Che sì alto miraron gli occhi mei;
E dico: Anima, assai ringraziar dei,
8Che fosti a tanto onor degnata allora.
Da lei ti vien l’amoroso pensero,
Che mentre ’l segui, al sommo ben t’invia,
11Pocho prezzando quel ch’ogni uom desia:
Da lei vien l’animosa leggiadria,
Ch’al ciel ti scorge per destro sentero;
14Sì ch’i’ vo già de la speranza altero.