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renze, di non grande, nè vile, ma antica famiglia. Fa memoria 1 d’un suo bisavo detto Garcio, il quale visse 104. anni sano, narrando quanto fosse buono, e prudente, e come gli amici, e la repubblica si valessero del suo consiglio. Donde chiaramente si vede che fu per antico lignaggio di Firenze.
Cresciuto fino alli sette anni, nè aprendosi la via a Petracco suo padre di tornare alla patria, la madre si ridusse ad abitare col marito a Pisa, ove teneva casa, e quel viaggio fece non senza gran pericolo di perdere il figliuolo in Arno, per lo sinistro occorso al servitore che lo portava a cavallo, com’esso ha lasciato scritto.
A Pisa dimorò il padre un’anno ancora; poi stretto da necessità, per sostentar meglio la famigliuola che gli soprastava, passò alla Corte del Papa, ch’allora si riteneva in Avignone in Provenza. E pervenuto il figliuolo all’età di 11. anni, e vedendolo di buon’ingegno, e molto atto alle lettere, lo mise in casa d’un maestro di quei tempi dotto, e buono, che stava a Carpentrasso, città vicina ad Avignone 12. miglia; dove il Petrarca si portò in modo, che ‘l maestro l’amò sempre sopra gli altri. Dopo che giunto alli 15. anni, vedendolo il padre disposto agli studj, pensò di mandarlo alle scuole generali, acciocchè imparasse leggi, ch’erano in gran prezzo e molto a proposito de’ bisogni suoi. E così lo inviò a Monpelieri, ove stette quattro anni; e di poi in Italia a Bologna, ove fra gli altri eccellenti dottori leggevano M. Cino da Pistoja, e M. Gio: Andrea Calderino. Il Petrarca per ubbi-
dire
- ↑ Nelle fam. Ep. 83. col. 4.