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lviii COMP. DELLA VITA

Verona, (1348.) dove i Sigg. della Scala lo amarono distintamente, intese la morte della sua Laura; e di là trasferitosi in Padova, vi si trattenne fino alla morte di w:Jacopo II da Carrara, (cod. an.) Signor di essa, che lo ebbe più di ogni altro in benevolenza ed in pregio: Disgrazia, dice il Muratori, che indusse lui a tornarsene nel 1349. alla Corte d’Avignone: dove si fermò per più anni: sopra di che noi avvertiremo di passaggio i lettori, non esser vero che del 1349. seguisse la morte di Jacopo di Carrara mentre ella per testimonio di Pietro Paolo Vergerio il vecchio, che scrisse le Vite de’ Principi da Carrara, non mai divulgate1, avvenne il 19 di Luglio, secondo altri li 19. Decembre2 del 1350. e non esser vero altresì, che per più anni si fermasse in Avignone, poichè l’anno medesimo, anche per testimonio del nostro Autore, si portò in Roma alla divozione del Giubbileo, quindi rispassò a Valchiusa, dove dimorò fino al 1352. in cui annojatosi della sua solitidine, e richiamato di qua da’ monti dall’amore che aveva all’Italia, si fermò in Milano al servigio de’ Signori Visconti, da’ quali quasi per lo spazio di dieci anni fo adoperato in gravissimi maneggi, e mandato più volte Ambasciatore a diverse Corti, e Sovrani. Il rimanente della sua vita fu un continuo viaggio; finchè verso il 1370 stanco del mondo, e cagionevole di salute sì per la vecchiezza, come per la poco buona costituzione del corpo, si ritirò in Padova presso Fran-

  1. Le stampò ultimamente in Ollanda Pietro Vander Aa nel Tom. VI. del suo Tesoro della Antichità e Storie d’Italia.
  2. Vedi a carte lxxvi.