Ond’io a dito ne sarò mostrato: 95- Ecco chi pianse sempre, e nel suo pianto
Sovra ’l riso d’ogni altro fu beato! -
E quella di ch’ancor piangendo canto,
Avrà gran maraviglia di se stessa,
Vedendosi fra tutte dar il vanto. 100Quando ciò fia, nol so; se fu soppressa
Tanta credenza a’ più fidi compagni,
A sì alto segreto chi s’appressa?
Credo io che s’avicini, e de’ guadagni
Veri e de’ falsi si farà ragione, 105Ché tutti fien allor opre d’aragni.
Vedrassi quanto in van cura si pone,
E quanto indarno s’affatica e suda,
Come sono ingannate le persone;
Nessun segreto fia chi copra o chiuda; 110Fia ogni conscïenza, o chiara o fosca,
Dinanzi a tutto ’l mondo aperta e nuda;
E fia chi ragion giudichi e conosca.
Ciascun poi vedrem prender suo viaggio
Come fiera scacciata che s’imbosca; 115E vedrassi quel poco di paraggio
Che vi fa ir superbi, e oro, e terreno,
Esservi stato danno e non vantaggio;
E ’n disparte color che sotto ’l freno
Di modesta fortuna ebbero in uso, 120Senz’altra pompa, di godersi in seno.
Questi trionfi, i cinque in terra giuso
Avem veduto, et a la fine il sesto,
Dio permettente, vederem lassuso;
E ’l Tempo, a disfar tutto così presto, 125E Morte in sua ragion cotanto avara,
Morti inseme seranno e quella e questo.
E quei che Fama meritaron chiara,
Che ’l Tempo spense, e i be’ visi leggiadri
Che ’mpallidir fe’ ’l Tempo e Morte amara,