E ’l sole e tutto ’l ciel disfar a tondo
Con le sue stelle, ancor la terra e ’l mare,
E rifarne un più bello e più giocondo. 25Qual meraviglia ebb’io, quando ristare
Vidi in un punto quel che mai non stette,
Ma discorrendo suol tutto cangiare!
E le tre parti sue vidi ristrette
Ad una sola, e quella una esser ferma 30Sì che, come solea, più non s’affrette,
E quasi in terra d’erbe ignuda et erma,
Né «fia» né «fu» né «mai» né «inanzi» o «’ndietro»
Ch’umana vita fanno varia e ’nferma.
Passa il penser sì come sole in vetro, 35Anzi più assai, però che nulla il tene:
O qual grazia mi fia, se mai l’impetro,
Ch’i’ veggia ivi presente il sommo bene,
Non alcun mal, che solo il tempo mesce,
E con lui si diparte e con lui vene! 40Non avrà albergo il sol Tauro né Pesce,
Per lo cui varïar nostro lavoro
Or nasce, or more, et or scema, or cresce.
Beat’i spirti che nel sommo coro
Si troveranno o trovano in tal grado 45Che sia in memoria eterna il nome loro!
O felice colui che trova il guado
Di questo alpestro e rapido torrente
Ch’ha nome vita et a molti è sì a grado!
Misera la volgare e cieca gente, 50Che pon qui sue speranze in cose tali
Che ’l tempo le ne porta sì repente!
O veramente sordi, ignudi e frali,
Poveri d’argomenti e di consiglio,
Egri del tutto e miseri mortali! 55Quei che governa il ciel solo col ciglio,
Che conturba et acqueta gli elementi,
Al cui saver non pur io non m’appiglio,