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DELLA FAMA CAP II. | 307 |
E quel che parve altrui beato e lieto,
Non dico fu, ché non chiaro si vede
Un chiuso cor profondo in suo secreto:
Metello dico, e suo padre, e suo’ rede,
Che già di Macedonia e de’ Numidi
E di Creta e di Spagna addusser prede.
Poscia Vespasïan col figlio vidi,
Il buono e bello, non già il bello e rio,
E ’l buon Nerva, e Traian, principi fidi,
Elio Adriano e ’l suo Antonin Pio,
Bella successïone infino a Marco,
Ché bono a buono ha natural desio.
Mentre che vago oltre cogli occhi varco,
Vidi il gran fondatore e i regi cinque;
L’altro era in terra di mal peso carco,
Come adiven a chi virtù relinque.
DEL TRIONFO
DELLA FAMA
CAPITOLO SECONDO.
Pien d’infinita e nobil meraviglia
Presa a mirar il buon popol di Marte,
Ch’al mondo non fu mai simil famiglia,
Giungea la vista con l’antiche carte
Ove son gli alti nomi e’ sommi pregi,
E sentiv’ al mio dir mancar gran parte;
Ma disviarmi i pellegrini egregi,
Anibal primo, e quel cantato in versi
Achille, che di fama ebbe gran fregi,
I duo chiari Troiani e’ duo gran Persi,
Filippo e ’l figlio, che da Pella agl’lndi
Correndo vinse paesi diversi.