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302 DEL TRIONFO

Quel mancò solo; e mentre in atti tristi
     Volei mostrarmi quel ch’ i’ vedea sempre,
     135Il tuo cor chiuso a tutto ’l mondo apristi.
Quinci il mio gelo, onde ancor ti distempre;
     Ché concordia era tal de l’altre cose,
     Qual giunge Amor, pur ch’onestate il tempre.
Fur quasi eguali in noi fiamme amorose,
     140Almen poi ch’ i’ m’avvidi del tuo foco;
     Ma l’un le palesò, l’altro l’ascose.
Tu eri di mercé chiamar già roco,
     Quando tacea, perché vergogna e tema
     Facean molto desir parer sì poco.
145Non è minor il duol perch’altri il prema,
     Né maggior per andarsi lamentando;
     Per fizïon non cresce il ver né scema.
Ma non si ruppe almen ogni vel, quando
     Soli i tuo’ detti, te presente, accolsi,
     150Dir più non osa il nostro amor cantando?
Teco era il core, a me gli occhi raccolsi;
     Di ciò, come d’iniqua parte, duolti,
     Se ’l meglio e ’l più ti diedi, e ’l men ti tolsi!
Né pensi che, perché ti fossin tolti
     155Ben mille volte, e più di mille e mille
     Renduti e con pietate a te fur volti.
E state foran lor luci tranquille
     Sempre ver te, se non ch’ebbi temenza
     De le pericolose tue faville.
160Più ti vo’ dir per non lasciarti senza
     Una conclusïon che a te fia grata
     Forse d’udir in su questa partenza:
In tutte l’altre cose assai beata;
     In una sola a me stessa dispiacqui,
     165Che ’n troppo umil terren mi trovai nata.
Duolmi ancor veramente ch’ i’ non nacqui
     Almen più presso al tuo fiorito nido;
     Ma assai fu bel paese ond’io ti piacqui,