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DEL PETRARCA XXXIX


Da Roberto Re di Napoli quanto fosse accarezzato, di sopra n’abbiamo tocco e molte delle scritture sue ne fanno testimonio.

Similmente s’è mostrato il conto che ne fecero i Signori Veneziani, ed i Visconti; nè per questo a gli altri Signori d’Italia fu men caro, e tra gli altri alla Repubblica di Fiorenza, sua onorata patria; la quale, da sè per onorarlo1;e non privarsi di sì raro cittadino, gli restituì i beni paterni già confiscati tanti anni, e lui invitò onoratamente a ripatriare; e mandarongli per M. Giovanni Boccaccio suo amicissimo la grazia fino a Venezia; e si vede anco la risposta che M. Francesco lor fece.

I Signori di Este Marchesi di Ferrara2 furono suoi amorevolissimi, ed a loro non solo lettere, ma libri di grandi opere ha scritto.

Fu ai Signori da Correggio carissimo, e dai giovani di loro come padre amato; di che fanno testimonio le lettere che a loro scritte ho veduto di mano del medesimo Petrarca.

I Signori dalla Scala, e da Gonzaga sempre lo videro volentieri, ed abbero caro.

Similmente i Signori Malatesti, il primo de’ quali, ch’era il Signor Pandolfo a quel tempo, lo volle non solo3 visitare in Milano, ma anco farlo due volte ritrarre, e portarsene la sua immagine, e più volte l’invitò a viver seco, e da lui ebbe una copia del libro delle Canzoni, e Sonetti suoi; di che si dilettava.

Fu eziandìo di grande autorità con il popolo Romano, e Cola Renzio Tribuno.

Dei

  1. Nelle Ep. dopo le sen. alla 6.
  2. Nelle sen. lib. 13. Ep. 1.
  3. Nelle sen. lib. 1. Ep. 6. e nel lib. 13. all’Ep. 10. e 11.