Altra fede, altro amor: vedi Ipermestra, 20Vedi Piramo e Tisbe inseme a l’ombra,
Leandro in mare et Ero a la finestra.
Quel sì pensoso è Ulisse, affabile ombra,
Che la casta mogliera aspetta e prega,
Ma Circe, amando, gliel ritene e ’ngombra. 25L’altro è ’l figliuol d’Amilcare, e nol piega
In cotant’anni Italia tutta e Roma;
Vil feminella in Puglia il prende e lega.
Quella che ’l suo signor con breve coma
Va seguitando, in Ponto fu reina: 30Come in atto servil se stessa doma!
L’altra è Porzia, che ’l ferro e ’l foco affina;
Quell’altra è Giulia, e duolsi del marito
Ch’a la seconda fiamma più s’inchina.
Volgi in qua gli occhi al gran padre schernito, 35Che non si muta, e d’aver non gli ’ncresce
Sette e sette anni per Rachel servito:
Vivace amor che negli affanni cresce!
Vedi ’l padre di questo, e vedi l’avo
Come di sua magion sol con Sara esce. 40Poi vedi come Amor crudele e pravo
Vince Davit e sforzalo a far l’opra
Onde poi pianga in loco oscuro e cavo.
Simile nebbia par ch’oscuri e copra
Del più saggio figliuol la chiara fama 45E ’l parta in tutto dal Signor di sopra.
De l’altro, che ’n un punto ama e disama,
Vedi Tamar ch’al suo frate Absalone
Disdegnosa e dolente si richiama.
Poco dinanzi a lei vedi Sansone, 50Vie più forte che saggio, che per ciance
In grembo a la nemica il capo pone.
Vedi qui ben fra quante spade e lance
Amor, e ’l sonno, et una vedovetta
Con bel parlar, con sue polite guance,