Vari di lingue e vari di paesi, 140Tanto che di mille un non seppi ’l nome,
E fanno istoria que’ pochi ch’intesi.
Perseo era l’uno, e volsi saper come
Andromeda gli piacque in Etiopia,
Vergine bruna i begli occhi e le chiome; 145Ivi ’l vano amador che la sua propia
Bellezza desiando fu distrutto,
Povero sol per troppo averne copia,
Che divenne un bel fior senz’alcun frutto;
E quella che, lui amando, ignuda voce 150Fecesi e ’l corpo un duro sasso asciutto;
Ivi quell’altro al suo mal sì veloce,
Ifi, ch’amando altrui in odio s’ebbe,
Con più altri dannati a simil croce,
Gente cui per amar viver increbbe, 155Ove raffigurai alcun moderni
Ch’a nominar perduta opra sarebbe.
Que’ duo che fece Amor compagni eterni,
Alcïone e Ceìce, in riva al mare
Far i lor nidi a’ più soavi verni; 160Lungo costor pensoso Esaco stare
Cercando Esperia, or sopra un sasso assiso,
Et or sotto acqua, et or alto volare;
E vidi la crudel figlia di Niso
Fuggir volando, e correr Atalanta, 165Da tre palle d’or vinta e d’un bel viso;
E seco Ipomenès che fra cotanta
Turba d’amanti miseri cursori
Sol di vittoria si rallegra e vanta.
Fra questi fabulosi e vani amori 170Vidi Aci e Galatea, che ’n grembo gli era,
E Polifemo farne gran romori;
Glauco ondeggiar per entro quella schiera,
Senza colei cui sola par che pregi,
Nomando un’altr’amante acerba e fera;