55E’ fu ben ver: ma gli amorosi affanni
Mi spaventar, sì, ch’io lasciai l’impresa:
Ma squarciati ne porto il petto, e i panni:
Così diss’io: ed ei quand’ebbe intesa
La mia risposta, sorridendo disse: 60O figliuol mio, qual per te fiamma è accesa!
Io non l’intesi allor: ma or sì fisse
Sue parole mi trovo entro la testa;
Che mai più saldo in marmo non si scrisse.
E per la nova età, ch’ardita, e presta 65Fa la mente, e la lingua; il dimandai:
Dimmi per cortesia, che gente è questa.
Di qui a poco tempo tel saprai
Per te stesso, rispose; e sarai d’elli:
Tal per te nodo fassi, e tu nol sai; 70E prima cangerai volto e capelli,
Che ’l nodo di ch’io parlo, si discioglia
Dal collo, e da’ tuo’ piedi ancor ribelli.
Ma per empir la tua giovenil voglia
Dirò di noi, e ’n prima del maggiore; 75Che così vita, e libertà ne spoglia.
Questi è colui che ’l mondo chiama Amore;
Amaro, come vedi, e vedrai meglio
Quando fia tuo com’è nostro signore:
Mansueto fanciullo, e fiero veglio: 80Ben sa chi ’l prova, e siati cosa piana
Anzi mill’anni; e ’nfin’ad or ti sveglio.
Ei nacque d’ozio e di lascivia umana,
Nudrito di penser dolci, e soavi,
Fatto signor’, e Dio da gente vana. 85Qual’è morto da lui; qual con più gravi
Leggi mena sua vita aspra, et acerba
Sotto mille catene, e mille chiavi.
Quel che ’n sì signorile, e sì superba
Vista vien prima, è Cesar, che ’n Egitto 90Cleopatra legò tra’ fiori, e l’erba.