L’abito altero, inusitato e novo 20Mirai; alzando gli occhi gravi, e stanchi:
Ch’altro diletto che ’mparar, non provo.
Quattro destrier via più che neve bianchi:
Sopr’un carro di foco un garzon crudo
Con arco in mano, e con saette a’ fianchi; 25Contra le quai non val’elmo, nè scudo:
Sopra gli omeri avea sol due grand’ali
Di color mille, e tutto l’altro ignudo;
D’intorno innumerabili mortali,
Parte presi in battaglia, e parte uccisi, 30Parte feriti di pungenti strali.
Vago d’udir novelle, oltra mi misi
Tanto, ch’io fui nell’esser di quegli uno
Ch’anzi tempo ha di vita Amor divisi.
Allor mi strinsi a rimirar, s’alcuno 35Riconoscessi nella folta schiera
Del Re sempre di lagrime digiuno.
Nessun vi riconobbi: e s’alcun v’era
Di mia notizia, avea cangiato vista
Per morte, o per prigion crudele, e fera. 40Un’ombra alquanto men che l’altre trista
Mi si fè incontro; e mi chiamò per nome
Dicendo; Questo per amar s’acquista.
Ond’io maravigliando dissi; Or come
Conosci me, ch’io te non riconosca? 45Ed ei; Questo m’avvien per l’aspre some
De’ legami ch’io porto; e l’aria fosca
Contende a gli occhi tuoi; ma vero amico
Ti sono; e teco nacqui in terra Tosca.
Le sue parole, e ’l ragionar’antico 50Scoperson quel che ’l viso mi celava:
E così n’ascendemmo in loco aprico:
E cominciò; Gran tempo è ch’io pensava
Vederti qui fra noi: che da’ prim’anni
Tal presagio di te tua vita dava.