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232 S E C O N D A

SONETTO CCLXXXII.


O
R ài fatto l’extremo di tua possa,

     O crudel Morte; or ài ’l regno d’Amore
     Impoverito; or di bellezza il fiore
     4E ’l lume ài spento, et chiuso in poca fossa;
Or ài spogliata nostra vita et scossa
     D’ogni ornamento et del sovran suo honore:
     Ma la fama e ’l valor che mai non more
     8Non è in tua forza; abbiti ignude l’ossa:
Chè l’altro à ’l cielo, et di sua chiaritate,
     Quasi d’un più bel sol, s’allegra et gloria,
     11Et fi’ al mondo de’ buon’sempre in memoria.
Vinca ’l cor vostro, in sua tanta victoria,
     Angel novo, lassù, di me pietate,
     14Come vinse qui ’l mio vostra beltate.



SONETTO CCLXXXIII.


L
’aura et l’odore e ’l refrigerio et l’ombra

     Del dolce lauro et sua vista fiorita,
     Lume et riposo di mia stanca vita,
     4Tolt’à colei che tutto ’l mondo sgombra.
Come a noi il sol se sua soror l’adombra,
     Così l’alta mia luce a me sparita,
     I’ cheggio a Morte incontra Morte aita,
     8Di sì scuri penseri Amor m’ingombra.
Dormit’ài, bella donna, un breve sonno:
     Or se’ svegliata fra li spirti electi,
     11Ove nel suo factor l’alma s’interna;
Et se mie rime alcuna cosa ponno,
     Consecrata fra i nobili intellecti
     14Fia del tuo nome qui memoria eterna.