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85Et fiorir co i belli occhi le campagne,
Et acquetar i vènti et le tempeste
Con voci anchor non preste,
Di lingua che dal latte si scompagne:
Chiaro mostrando al mondo sordo et cieco
90Quanto lume del ciel fusse già seco.
Poi che crescendo in tempo et in virtute,
Giunse a la terza sua fiorita etate,
Leggiadria nè beltate
Tanta non vide ’l sol, credo, già mai:
95Li occhi pien’ di letitia et d’onestate,
E ’l parlar di dolcezza et di salute.
Tutte lingue son mute,
A dir di lei quel che tu sol ne sai.
Sì chiaro à ’l volto di celesti rai,
100Che vostra vista in lui non pò fermarse;
Et da quel suo bel carcere terreno
Di tal foco ài ’l cor pieno,
Ch’altro più dolcemente mai non arse:
Ma parmi che sua sùbita partita
105Tosto ti fia cagion d’amara vita".
Detto questo, a la sua volubil rota
Si volse, in ch’ella fila il nostro stame,
Trista et certa indivina de’ miei danni:
Chè, dopo non molt’anni,
110Quella per ch’io ò di morir tal fame,
Canzon mia, spense Morte acerba et rea,
Che più bel corpo occider non potea.