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222 | S E C O N D A |
SONETTO CCLXXIV.
Passava; e ’ntepidir sentìa già ’l foco
Ch’arse il mio cor', et era giunto al loco
4Ove scende la vita ch’al fin cade.
Già incominciava a prender sicurtade
La mia cara nemica a poco a poco
De’ suoi sospetti, e rivolgeva in gioco
8Mie pene acerbe sua dolce onestade.
Presso era ’l tempo dove Amor si scontra
Con Castitate, et agli amanti è dato
11Sedersi inseme, et dir che lor' incontra.
Morte ebbe invidia al mio felice stato;
Anzi a la speme; et feglisi all’ incontra
14A mezza via, come nemico armato.
SONETTO CCLXXV.
Di tanta guerra; et erane in via forse;
Se non ch'e lieti passi indietro torse
4Chi le disagguaglianze nostre adegua:
Che, come nebbia al vento si dilegua,
Così sua vita sùbito trascorse
Quella che già co’ begli occhi mi scorse,
8Et or conven che col penser la segua.
Poco aveva a’ndugiar, chè gli anni e ’l pelo
Cangiavano i costumi: onde sospetto
11Non fora il ragionar del mio mal seco.
Con che honesti sospiri l’avrei detto
Le mie lunghe fatiche, ch’or dal Cielo
14Vede, son certo, et duolsene anchor meco!
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