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P A R T E . 207

SONETTO CCXLIV.


N
É mai pietosa madre al caro figlio

     Nè donna accesa al suo sposo dilecto
     Die’ con tanti sospir’, con tal sospetto
     4In dubbio stato sì fedel consiglio,
Come a me quella che ’l mio grave exiglio
     Mirando dal suo eterno alto ricetto,
     Spesso a me torna co l’usato affecto,
     8Et di doppia pietate ornata il ciglio:
Or di madre, or d’amante; or teme, or arde
     D’onesto foco; et nel parlar mi mostra
     11Quel che ’n questo vïaggio fugga o segua,
Contando i casi de la vita nostra,
     Pregando ch’a levar l’alma non tarde:
     14Et sol quant’ella parla, ò pace o tregua.



SONETTO CCXLV.


S
E quell’aura soave de’ sospiri

     Ch’i’ odo di colei che qui fu mia
     Donna, or è in cielo, et anchor par qui sia,
     4Et viva, et senta, et vada, et ami, et spiri,
Ritrar potessi, or che caldi desiri
     Movrei parlando! sì gelosa et pia
     Torna ov’io son, temendo non fra via
     8Mi stanchi, o ’ndietro o da man manca giri.
Ir dritto, alto, m’insegna; et io, che ’ntendo
     Le sue caste lusinghe e i giusti preghi
     11Col dolce mormorar pietoso et basso,
Secondo lei conven mi regga et pieghi,
     Per la dolcezza che del suo dir prendo,
     14Ch’avria vertù di far piangere un sasso.