Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
182 | P R I M A |
SONETTO CCXV.
Or fia mai ’l dì ch’io vi riveggia, ed oda?
O chiome bionde, di che ’l cor m’annoda
4Amor’, e così preso il mena a morte:
O bel viso, a me dato in dura sorte,
Di ch’io sempre pur pianga, e mai non goda:
O dolce inganno, ed amorosa froda;
8Darmi un piacer che sol pena m’apporte!
E se talor de’ belli occhi soavi
Ove mia vita, e ’l mio pensiero alberga,
11Forse mi vien qualche dolcezza onesta;
Subito, acciò ch’ogni mio ben disperga,
E m’allontane, or fa cavalli, or navi
14Fortuna, ch’al mio mal sempr’è sì presta.
SONETTO CCXVI.
Della dolce e amata mia nemica;
Nè so che me ne pensi, o che mi dica;
4Sì ’l cor tema, e speranza mi puntella.
Nocque ad alcuna già l’esser sì bella:
Questa più d’altra è bella, e più pudica:
Forse vuol Dio tal di vertute amica
8Torre a la terra, e ’n ciel farne una stella;
Anzi un Sole: e se questo è, la mia vita,
I miei corti riposi, e i lunghi affanni
11Son giunti al fine. O dura dipartita,
Perchè lontan m’hai fatto da’ miei danni?
La mia favola breve è già compita,
14E fornito il mio tempo a mezzo gli anni.