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SONETTO CCXV.


O
Dolci sguardi, o parolette accorte;

     Or fia mai ’l dì ch’io vi riveggia, ed oda?
     O chiome bionde, di che ’l cor m’annoda
     4Amor’, e così preso il mena a morte:
O bel viso, a me dato in dura sorte,
     Di ch’io sempre pur pianga, e mai non goda:
     O dolce inganno, ed amorosa froda;
     8Darmi un piacer che sol pena m’apporte!
E se talor de’ belli occhi soavi
     Ove mia vita, e ’l mio pensiero alberga,
     11Forse mi vien qualche dolcezza onesta;
Subito, acciò ch’ogni mio ben disperga,
     E m’allontane, or fa cavalli, or navi
     14Fortuna, ch’al mio mal sempr’è sì presta.



SONETTO CCXVI.


I’
Pur ascolto; e non odo novella

     Della dolce e amata mia nemica;
     Nè so che me ne pensi, o che mi dica;
     4Sì ’l cor tema, e speranza mi puntella.
Nocque ad alcuna già l’esser sì bella:
     Questa più d’altra è bella, e più pudica:
     Forse vuol Dio tal di vertute amica
     8Torre a la terra, e ’n ciel farne una stella;
Anzi un Sole: e se questo è, la mia vita,
     I miei corti riposi, e i lunghi affanni
     11Son giunti al fine. O dura dipartita,
Perchè lontan m’hai fatto da’ miei danni?
     La mia favola breve è già compita,
     14E fornito il mio tempo a mezzo gli anni.