Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/250

SONETTO CXCI.


A
Ura, che quelle chiome bionde, e crespe

     Circondi, e movi, e se mossa da loro
     Soavemente, e spargi quel dolce oro,
     4Et poi ’l raccogli, e ’n bei nodi 'l rincrespe;
Tu stai nelli occhi ond’amorose vespe
     Mi pungon sì, che ’n fin qua il sento, e ploro,
     e vacillando cerco il mio tesoro,
     8Com'animal che spesso adombre, e ’ncespe:
Ch’or mel par ritrovar; e or m’accorgo
     Ch’i’ ne son lunge: or mi sollievo; or caggio;
     11Ch’or quel ch’i’ bramo, or quel ch’è vero, scorgo.
Aer felice, col bel vivo raggio
     Rimanti; e tu corrente, e chiaro gorgo,
     14Che non poss’io cangiar teco viaggio?



SONETTO CXCII.


A
Mor con la man destra il lato manco

     M’aperse; e piantovv'entro in mezzo ’l core
     Un Lauro verde sì, che di colore
     4Ogni smeraldo avria ben vinto, e stanco.
Vomer di penna con sospir del fianco,
     E ’l piover giù dalli occhi un dolce umore
     L’addornar sì, ch’al ciel n’andò l’odore,
     8Qual non so già se d’altre frondi unquanco.
Fama, onor', e virtute, e leggiadria,
     Casta bellezza in abito celeste
     11Son le radici de la nobil pianta.
Tal la mi trovo al petto, ove ch’i’ sia;
     Felice incarco; e con preghiere oneste
     14L’adoro, e ’nchino, come cosa santa.