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CANZONE XXXIV.
Del cui amor vivo, e senza ’l qual morrei:
S’il dissi; ch'i miei dì sian pochi, e rei,
E di vil signoria l’anima ancella:
5S’il dissi; contra me s’arme ogni stella;
E dal mio lato sia
Paura, e gelosia;
E la nemica mia
Più feroce ver me sempre, e più bella.
10S’il dissi; Amor l’aurate sue quadrella
Spenda in me tutte, e l’impiombate in lei:
S’il dissi; cielo, e terra, uomini, e dei
Mi sian contrari, ed essa ognor più fella:
S’il dissi; chi con sua cieca facella
15Dritto a morte m’invia,
Pur come suol, si stia;
Nè mai più dolce, o pia
Ver me si mostri in atto, od in favella.
S’il dissi mai; di quel ch’i’ men vorrei,
20Piena trovi quest’aspra, e breve via:
S’il dissi; il fero ardor che mi disvia,
Cresca in me, quanto il fier ghiaccio in costei.
S’il dissi; unqua non veggian gli occhi miei
Sol chiaro, o sua sorella,
25Nè donna, nè donzella,
Ma terribil procella,
Qual Faraone in perseguir gli Ebrei.
S’il dissi; coi sospir, quant’io mai fei,
Sia pietà per me morta, e cortesia:
30S’il dissi, il dir s’innaspri che s’udia
Sì dolce allor che vinto mi rendei:
S’il dissi, io spiaccia a quella ch’i’torrei
Sol chiusa in fosca cella,