Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
P A R T E. | 143 |
SONETTO CLV.
Tu prima amasti; or sola al bel soggiorno
Verdeggia, e senza par, poi che l’adorno
4Suo male, e nostro vide in prima Adamo.
Stiamo a mirarla. i’ ti pur prego, e chiamo,
O Sole; e tu pur fuggi, e fai d’intorno
Ombrare i poggi, e te ne porti il giorno;
8E fuggendo mi toi quel ch’i’ più bramo.
L’ombra che cade da quell’umil colle,
Ove sfavilla il mio soave foco,
11Ove ’l gran Lauro fu picciola verga;
Crescendo mentr’io parlo, agli occhi tolle
La dolce vista del beato loco,
14Ove ’l mio cor con la sua donna alberga.
SONETTO CLVI.
Per aspro mar' a mezza notte il verno
Infra Scilla, e Cariddi; ed al governo
4Siede ’l Signor', anzi ’l nemico mio:
A ciascun remo un pensier pronto, e rio,
Che la tempesta, e ’l fin par ch’abbi' a scherno:
La vela rompe un vento umido eterno
8Di sospir, di speranze, e di desio.
Pioggia di lagrimar, nebbia di sdegni
Bagna, e rallenta le già stanche sarte;
11Che son d’error con ignorantia attorto:
Celansi i duo mei dolci usati segni:
Morta fra l’onde è la ragion', e l’arte.
14Tal, ch’incomincio a disperar del porto.