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SONETTO CXXIX.


L
Ieti fiori, e felici, e ben nate erbe,

     Che madonna passando premer sole;
     Piaggia, ch’ascolti sue dolci parole,
     4E del bel piede alcun vestigio serbe;
Schietti arboscelli, e verdi frondi acerbe;
     Amorosette, e pallide viole;
     Ombrose selve, ove percote il Sole,
     8Che vi fa co’ suoi raggi alte, e superbe;
O soave contrada; o puro fiume,
     Che bagni 'l suo bel viso, e gli occhi chiari,
     11E prendi qualità dal vivo lume;
Quanto v’invidio gli atti honesti, e cari!
     Non fia in voi scoglio omai, che per costume:
     14D’arder con la mia fiamma non impari.



SONETTO CXXX.


A
Mor; che vedi ogni pensiero aperto,

     E i duri passi onde tu sol mi scorgi;
     Nel fondo del mio cor gli occhi tuoi porgi
     4A te palese, a tutt’altri converto.
Sai quel che per seguirti ho già sofferto:
     E tu pur via di poggio in poggio sorgi,
     Di giorno in giorno; e di me non t’accorgi,
     8Che son sì stanco, e ’l sentier m’è troppo erto.
Ben vegg'io di lontano il dolce lume
     Ove aspre vie mi sproni, e giri:
     11Ma non ho, come tu, da volar piume.
Assai contenti lasci i miei desiri,
     Pur che ben desiando i’ mi consume;
     14Nè le dispiaccia che per lei sospiri.