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P A R T E. 117

SONETTO CVII.


F
Ontana di dolore, albergo d’ira,

     Scola d’errori, e tempio d’eresia,
     Già Roma, or Babilonia falsa, e ria;
     4Per cui tanto si piagne, e si sospira;
O fucina d’inganni, o prigion dira,
     Ove ’l ben more, e ’l mal si nutre, e cria;
     Di vivi inferno; un gran miracol fia,
     8Se CRISTO teco al fine non s’adira.
Fondata in casta, ed umil povertate,
     Contra tuoi fondatori alzi le corna,
     11Putta sfacciata; e dov’hai posto spene?
Negli adulteri tuoi, nelle mal nate
     Ricchezze tante? Or Constantin non torna;
     14Ma tolga il mondo tristo, che ’l sostene.


SONETTO CVIII.


Q
Uanto più disiose l’ali spando

     Verso di voi, o dolce schiera amica;
     Tanto Fortuna con più visco intrica
     4Il mio volare, e gir mi face errando.
Il cor, che mal suo grado attorno mando,
     È con voi sempre in quella valle aprica
     Ove ’l mar nostro più la terra implica:
     8L’altr’jer da lui partimmi lagrimando.
I’ da man manca, e’ tenne il cammin dritto:
     I’ tratto a forza, ed e’ d’Amore scorto:
     11Egli in Gierusalem’, ed io in Egitto.
Ma sofferenza è nel dolor conforto:
     Che per lungo uso già fra noi prescritto,
     14Il nostro esser’ insieme è raro, e corto.