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SONETTO CV.
Malvagia; che dal fiume, e dalle ghiande
Per l’altrui impoverir se ricca, e grande;
4Poi che di mal’ oprar tanto ti giova:
Nido di tradimenti, in cui si cova
Quanto mal per lo mondo oggi si spande:
De vin serva, di letti, e di vivande;
8In cui lussuria fa l’ultima prova.
Per le camere tue fanciulle, e vecchi
Vanno trescando, e Belzebub in mezzo
11Co’ mantici, e col foco, e con gli specchi,
Già non fostu nudrita in piume al rezzo,
Ma nuda al vento, e scalza fra gli stecchi:
14Or vivi sì ch’a Dio ne venga il lezzo.
SONETTO CVI.
D’ira di Dio, e di vizj empj e rei
Tanto, che scoppia; ed ha fatti suoi dei
4Non Giove, e Palla, ma Venere, e Bacco.
Aspettando ragion mi struggo, e fiacco:
Ma pur novo Soldan veggio per lei;
Lo qual farà, non già quand’io vorrei,
8Sol’ una fede, e quella fia in Baldacco.
Gl’idoli suoi saranno in terra sparsi,
E le torri superbe al ciel nemiche;
11E i suoi torrier di for, come dentr’, arsi.
Anime belle, e di virtute amiche
Terranno ’l mondo; e poi vedrem lui farsi
14Aureo tutto, e pien dell’opre antiche.