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P A R T E. 115

    70Simil giammai nè Sol vide, nè stella:
    Ch’un cor di marmo a pietà mosso avrebbe;
    Poi che ’nfiammata l’ebbe,
    Rispensela vertù gelata, e bella:
    Così più volte ha ’l cor racceso, e spento:
    75I’ ’l so, che ’l sento; e spesso me ’nadiro.
Fuor tutti nostri lidi
    Nell’isole famose di Fortuna,
    Due fonti ha: chi dell’una
    Bee, mor ridendo; e chi de l’altra, scampa.
    80Simil fortuna stampa
    Mia vita, che morir poria ridendo
    Del gran piacer ch’io prendo:
    Se nol temprassen dolorosi stridi.
    Amor, ch’anchor mi guidi
    85Pur'all’ombra di fama occulta; e bruna;
    Tacerem questa fonte; ch’ogni or piena,
    Ma con più larga vena
    Veggiam, quando col Tauro il Sol s’aduna:
    Così gli occhi miei piangon d’ogni tempo;
    90Ma più nel tempo che Madonna vidi.
Chi spiasse, Canzone
    Quel ch’i’ fo; tu poi dir, Sott'un gran sasso
    In una chiusa valle, ond’esce Sorga,
    Si sta: nè chi lo scorga,
    95V’è, se no Amor, che mai nol lascia un passo,
    E l’immagine d’una che lo strugge:
    Che per sè fugge tutt’altre persone.


SO-