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P A R T E. | 111 |
SONETTO CI.
Ch’al duro fianco il dì mille sospiri
Trarrei per forza, e mille alti desiri
4Raccenderei nella gelata mente:
E ’l bel viso vedrei cangiar sovente,
E bagnar gli occhi, e più pietosi giri
Far; come suol chi de gli altrui martìri,
8E del suo error, quando non val, si pente;
Et le rose vermiglie infra la neve
Mover dall’ora; e discovrir l’avorio
11Che fa di marmo chi da presso ’l guarda;
E tutto quel perchè nel viver breve
Non rincresco a me stesso, anzi mi glorio
14D’esser servato alla stagion più tarda.
SONETTO CII.
Ma s’egli è amor; per Dio, che cosa, e quale?
Se buona; ond'è l’effetto aspro mortale?
4Se ria; ond'è sì dolce ogni tormento?
S’a mia voglia ardo, ond'è ’l pianto e ’l lamento?
S’a mal mio grado; il lamentar che vale?
O viva morte, o dilettoso male,
8Come puoi tanto in me, s’io nol consento?
E s’io ’l consento; a gran torto mi doglio.
Fra sì contrarj venti in frale barca
11Mi trovo in alto mar senza governo,
Sì lieve di saver, d’error sì carca,
Ch’i’ medesmo non so quel ch’io mi voglio;
14E tremo a mezza state, ardendo il verno.
SO-