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104 | P R I M A |
Ov’ogni latte perderia sua prova;
E le grancie ch’adorna un dolce foco.
80Ma pur che l’ora un poco
Fior bianchi, e gialli per le piaggie mova:
Torna alla mente il loco,
E ’l primo dì ch’i’ vidi a Laura sparsi
I capei d’oro; ond’io sì subit’arsi.
85Ad una ad una annoverar le stelle,
E ’n picciol vetro chiuder tutte l’acque,
Forse credea; quando in sì poca carta
Novo penser di ricontar mi nacque,
In quante parti il fior dell’altre belle
90Stando in sè stessa, ha la sua luce sparta;
Acciò che mai da lei non mi diparta:
Nè farò io: e se pur talor fuggo;
In cielo e ’n terra m’ha racchiusi i passi:
Perch’agli occhi miei lassi
95Sempre è presente: ond’io tutto mi struggo:
E così meco stassi,
Ch’altra non veggio mai, nè veder bramo,
Nè ’l nome d’altra nè sospir’ miei chiamo.
Ben sai, Canzon, che quant’io parlo è nulla
100Al celato amoroso mio pensero;
Che dì, e notte nella mente porto;
Solo per cui conforto
In così lunga guerra anco non pero:
Chè ben m’avria già morto
105La lontananza del mio cor piangendo?
Ma quinci dalla morte indugio prendo.
CANZONE XXIX.
Alle piaghe mortali
Che nel bel corpo tuo sì spesse veggio;
Piacemi almen, ch’i miei sospir sien, quali