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P A R T E. | 97 |
SONETTO XCIX.
Di quel che vede, e nel passato volta,
M’affligon sì, ch’io porto alcuna volta
4Invidia a quei che son su l’altra riva.
Amor mi strugge ’l cor, Fortuna il priva
D’ogni conforto: onde la mente stolta
S’adira, e piagne; e così in pena molta
8Sempre conven che combattendo viva.
Nè spero, i dolci dì tornino indietro;
Ma pur di male in peggio quel ch’avanza:
11E di mio corso ho già passato ’l mezzo.
Lasso, non di diamante, ma d’un vetro
Veggio di man cadermi ogni speranza;
14E tutt'i miei pensier romper nel mezzo.
CANZONE XXVI.
Com’è pungente, e saldo,
Così vestisse d’un color conforme;
Forse tal m’arde, e fugge,
5Ch’avria parte del caldo;
E desteriasi Amor là dov’or dorme:
Men solitarie l’orme
Foran de’ miei pie’ lassi
Per campagne, e per colli:
10Men gli occhi ad ognor molli;
Ardendo lei che come un ghiaccio stassi;
E non lassa in me dramma
Che non sia foco, e fiamma.
Però ch’Amor mi sforza,
15E di saver mi spoglia;
Parlo in rime aspre, et di dolcezza ignude:
E Ma