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SONETTO LXXXIX.
Trattato sono, e qual vita è la mia.
Ardomi, e struggo ancor, com’io solia:
4Laura mi volve; e son pur quel ch’i’m’era.
Qui tutta umìle, e qui la vidi altera;
Or’ aspra, or piana, or dispietata, or pia;
Or vestirsi onestate, or leggiadria;
8Or mansueta, or disdegnosa, e fera.
Qui cantò dolcemente, e qui s’assise:
Qui si rivolse; e qui rattenne il passo:
11Qui co’ begli occhi mi trafisse il core:
Qui disse una parola; e qui sorrise:
Qui cangiò ’l viso. In questi pensier, lasso,
14Notte; e dì tiemmi il signor nostro Amore.
SONETTO XC.
(Così ci foss’io intero, e voi contento)
Venni fuggendo la tempesta, e ’l vento,
4C’hnno subito fatto il tempo rio.
Qui son securo: e vobvi dir, perch’io
Non, come soglio, il folgorar pavento:
E perchè mitigato, non che spento,
8Nè mica trovo il mio ardente desio.
Tosto che giunto a l’amorosa reggia
Vidi, onde nacque Laura dolce, e pura,
11Ch’acqueta l’aere, e mette i tuoni in bando;
Amor nell’alma, ov’ella signoreggia,
Raccese il foco, e spense la paura:
14Che farei dunque gli occhi suoi guardando?