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PARTE | 85 |
Per cui nel cor via più che ’n carte scrivo;
Chi mi fa morto, e vivo,
90Chi in un punto m’agghiaccia, e mi riscalda.
CANZONE XXIII.
Scese dal cielo in su la fresca riva,
Là ’nd’io passava sol per mio destino:
Poi che senza compagna, e senza scorta
5Mi vide; un laccio, che di seta ordiva,
Tese fra l’erba, ond’è verde 'l cammino:
Allor fui preso; e non mi spiacque poi,
Sì dolce lume uscia degli occhi suoi.
SONETTO LXXXIV.
Sì lunga guerra i begli occhi mi fanno;
Ch’io temo, lasso, no ’l soverchio affanno
4Distruga ’l cor, che triegua non ha mai.
Fuggir vorrei: ma gli amorosi rai
Che dì, e notte ne la mente stanno,
Risplendon sì, ch’al quintodecim'anno
8M’abbaglian più, che ’l primo giorno assai:
E l’immagini lor son sì cosparte,
Che volver non mi posso ov’io non veggia
11O quella, o simil' indi accesa luce.
Solo d’un lauro tal selva verdeggia:
Che ’l mio avversario con mirabil' arte
14Vago fra i rami, ovunque vuol, m’adduce.