Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
84 | PRIMA |
Una chiusa bellezza è più soave.
Benedetta la chiave che s’avvolse
Al cor’, e sciolse l’alma, e scossa l’ave
55Di catena sì grave,
E ’nfiniti sospir del mio sen tolse.
Là dove più mi dolse, altri si dole:
Et dolendo adolcisse il mio dolore:
Ond’io ringrazio Amore,
60Che più nol sento; ed è non men che suole.
In silenzio parole accorte, e sagge;
E ’l suon che mi sottragge ogni altra cura;
E la pregion’ oscura ov’è ’l bel lume:
Le notturne viole per le piagge;
65E le le fere selvagge entr’alle mura;
E la dolce paura, e ’l bel costume;
E di duo fonti un fiume in pace volto,
Dov’io bramo, e raccolto ove che sia:
Amor’, e gelosia m’hanno il cor tolto;
70E i segni del bel volto,
Che mi conducon per più piana via
Alla speranza mia, al fin degli affanni.
O riposto mio bene; e quel che segue;
Or pace, or guerra, or tregue,
75Mai non m’abbandonate in questi panni.
De’ passati miei danni piango, e rido,
Perchè molto mi fido in quel ch’i’odo.
Del presente mi godo, e meglio aspetto;
E vo contando gli anni, e taccio, e grido;
80E ’n bel ramo m’annido, ed in tal modo,
Ch’i’ ne ringratio, e lodo il gran disdetto
Che l’indurato affetto alfine ha vinto,
E nell’alma dipinto, I’ sare’ udito,
E mostratone a dito; ed hanno estinto.
85Tanto inanzi son pinto,
Ch’il pur dirò: Non fostu tanto ardito.
Chi m’ha ’l fianco ferito, e chi ’l risalda;
Per