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P A R T E. | 75 |
SONETTO LXIX.
Che ’n mille dolci nodi gli avvolgea:
E ’l vago lume oltra misura ardea
4Di quei begli occhi ch’or ne son sì scarsi;
E ’l viso di pietosi color farsi,
Non so se vero, o falso, mi parea:
I’ che l’esca amorosa al petto avea,
8Qual maraviglia, se di subit' arsi?
Non era l’andar suo cosa mortale,
Ma d’angelica forma; e le parole
11Sonavan altro, che pur voce umana.
Uno spirto celeste, un vivo sole
Fu quel ch’i' vidi: e se non fosse or tale,
14Piaga per allentar d’arco non sana
SONETTO LXX.
Subitamente s’è da noi partita;
E, per quel ch’io ne speri, al ciel salita;
4Sì furon gli atti suoi dolci soavi.
Tempo è da ricovrare ambe le chiavi
Del tuo cor, ch’ella possedeva in vita;
E seguir lei per via dritta, e spedita.
8Peso terren non sia più che t’aggravi.
Poi che se’ sgombro della maggior salma,
L’altre puoi giuso agevolmente porre,
11Salendo quasi un pellegrino scarco.
Ben vedi omai, siccome a morte corre
Ogni cosa creata, e quanto all’alma
14Bisogna ir lieve al periglioso varco.