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E l’ancore gittar in qualche porto;
35Se non ch’i’ ardo come acceso legno;
Sì m’è duro a lassar l’usata vita.
Signor della mia fine, e della vita,
Prima ch’i’ fiacchi il legno tra gli scogli,
Drizza a buon porto l’affannata vela.
SONETTO LX.
Delle mie colpe, e de l'usanza ria;
Ch'i' temo forte di mancar tra via,
4E di cader in man del mio nemico.
Ben venne a dilivrarmi un grande amico
Per somma, ed ineffabil cortesia:
Poi volò fuor della veduta mia,
8Sì, ch'a mirarlo indarno m'affatico:
Ma la sua voce ancor quaggiù rimbomba:
O voi che travagliate, ecco 'l cammino;
11Venite a me, se 'l passo altri non serra.
Qual grazia, qual'amore, o qual destino
Mi darà penne in guisa di colomba;
14Ch'i' mi riposi, e levimi da terra?