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P A R T E. | 65 |
Senza lor' a ben far non mossi un’orma:
Così gli ho di me posti in su la cima;
60Che ’l mio valor per sè falso s’estima.
I’ non poria giammai
Immaginar, nonchè narrar gli effetti
Che nel mio cor gli occhi soavi fanno.
Tutti gli altri diletti
65Di questa vita ho per minori assai;
E tutt'altre bellezze indietro vanno.
Pace tranquilla senz'alcuno affanno,
Simile a quella ch’è nel ciel eterna,
Move dal lor' innamorato riso.
70Così vedess’io fiso,
Come Amor dolcemente gli governa,
Sol' un giorno da presso,
Senza volger già mai rota superna:
Nè pensassi d’altrui, nè di me stesso;
75E ’l batter gli occhi miei non fosse spesso.
Lasso, che desiando
Vo quel ch’esser non puote in alcun modo;
E vivo del desir fuor di speranza.
Solamente quel nodo
80Ch’Amor cerconda alla mia lingua, quando
L’umana vista il troppo lume avanza,
Fosse disciolto; i’ prenderei baldanza
Di dir parole in quel punto sì nove,
Che farian lagrimar chi le ’ntendesse.
85Ma le ferite impresse
Volgon per forza il cor piagato altrove:
Ond’io divento smorto;
E ’l sangue si nasconde i’ non so dove;
Nè rimango qual'era; e sommi accorto,
90Che questo è ’l colpo di che Amor m’ha morto.
Canzone, i’ sento già stancar la penna
Del lungo, e dolce ragionar con lei;
Ma non di parlar meco i pensier’ miei.