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PARTE. | 57 |
Qualche dolce mio detto;
O me beato sopra gli altri amanti!
Ma più quand’io dirò senza mentire;
20Donna mi prega, per ch’io voglio dire.
Vaghi pensier’, che così passo passo
Scorto m’avete a ragionar tant’alto;
Vedete, che Madonna ha ’l cor di smalto,
Sì forte, ch’io per me dentro nol passo:
25Ella non degna di mirar sì basso,
Che di nostre parole
Curi, che ’l ciel non vole;
Al qual pur contrastando i’ son già lasso:
Onde, come nel cor m’induro, e' nnaspro;
30Così nel mio parlar voglio esser aspro.
Che parlo? o dove sono? e chi m’inganna,
Altri, ch’io stesso e ’l desiar soverchio?
Già, s’i’trascorro il ciel di cerchio in cerchio,
Nessun pianeta a pianger mi condanna.
35Se mortal velo il mio veder' appanna,
Che colpa è delle stelle,
O de le cose belle?
Meco si sta chi dì, e notte m’affanna,
Poi che del suo piacer mi fe’ gir grave
40La dolce vista, e ’l bel guardo soave.
Tutte le cose, di che ’l mondo è adorno,
Uscir buone di man del Mastro eterno:
Ma me, che così addentro non discerno,
Abbaglia il bel che mi si mostra intorno:
45E s’al vero splendor giammai ritorno:
L’occhio non puo’ star fermo;
Così l’à fatto infermo
Pur la sua propria colpa, e non quel giorno
Ch’i’ volsi inver l’angelica beltade
50Nel dolce tempo della prima etade.