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CANZONE XV.
Che fa di morte rimembrar la gente,
Pietà vi mosse: onde benignamente
Salutando teneste in vita il core.
5La frale vita, ch’ancor meco alberga,
Fu de’ begli occhi vostri aperto dono,
E de la voce angelica soave.
Da lor conosco l’esser' ov’io sono:
Che, come suol pigro animal per verga,
10Così destaro in me l’anima grave.
Del mio cor, Donna, l’una e l’altra chiave
Avete in mano. e di ciò son contento,
Presto di navigar a ciascun vento,
Ch’ogni cosa da voi m’è dolce onore.
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SONETTO XLIX.
Per chinar gli occhi, o per piegar la testa,
O per esser più d’altra al fuggir presta,
4Torcendo ’l viso a’ preghi onesti, e degni,
Uscir giammai, ovver per altri ingegni,
Del petto ove dal primo Lauro innesta
Amor più rami, i’ direi ben, che questa
8Fosse giusta cagione a’ vostri sdegni:
Che gentil pianta in arido terreno
Par che si disconvenga; e però lieta
11Naturalmente quindi si diparte.
Ma poi vostro destino a voi pur vieta
L’esser altrove, provvedete almeno
14Di non star sempre in odiosa parte.