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xiv | V I T A |
non ne dovemo voler saper più di quello ch’egli n’ha in più luoghi scritto, cioè ch’ardentemente l’amasse. Perchè oltre alle Rime, che sono tante, e così infiammate, ne fa nei suoi Colloqui1 lunga scusa con Santo Agostino, confessando il suo errore, e come non solo nel cuore, ma anco col pennello dipinta portava seco l’immagine di lei; e ne scrive al Vescovo Colonna, e ad altri.
Grandemente dunque l’amò e in vita di lei, che furono anni 21. e dopo morte per fin ch’egli visse, che furono 26 come di poi diremo.
E fu detto amore senza dubbio casto, e buono, moderatisi gli appetiti giovanili di lui con la virtù della donna amata. Tal che di quel fuoco ardente uscì una fiamma così chiara, che tutti due loro fece illustri in vita, e dopo morte, con grandissimo onore delle Muse Toscane, le quali ha mostro, com’altamente, e santamente (per dir così) possano cantar d’amore senza mescolarvi lascivia alcuna; cosa che forse sino a qui alcun’altro poeta in qualunque altra lingua non ha fatto.
Ma per tornare alla storia della sua vita, dico che, tocco dal detto fuoco, e sentendosi ogni dì più infiammare, già d’età d’anni 28. per moderare, com’esso scrive2, l’affanno che sentiva, e tornare in libertà, deliberò partirsi d’Avignone, e visitare parte d’Europa, acciocchè con la vista di nuove genti, e paesi desse anco nella sua mente luogo a nuovi pensieri. Ed ottenuta3 buona licenza da Giovanni Cardinale Colonna, e dal Vescovo
suo