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46 PRIMA

     C'hanno sè in odio, e la soverchia vita;
     60E i neri fraticelli, e i bigi, e i bianchi,
     Con l'altre schiere travagliate, e'inferme,
     Gridan', O signor nostro, aita, aita.
     E la povera gente sbigottita
     Ti scopre le sue piaghe a mille a mille,
     65Ch'Anibale, non ch'altri, farian pio:
     E se ben guardi a la magion di Dio
     Ch'arde oggi tutt; assai poche faville
     Spegnendo, fien tranquille
     Le voglie, che si mostran sì 'nfiammate:
     70Onde fien l'opre tue nel ciel laudate.
Orsi, lupi, leoni, aquile, e serpi
     Aduna gran marmorea Colomna
     Fanno noia sovente, e a sè danno:
     Di costor piange quella gentil donna
     75Che t'ha chiamato, acciò che di lei sterpi
     Le male piante, che fiorir non sanno.
     Passato è già più che 'l millesim'anno
     Che 'n lei mancar quell'anime leggiadre
     Che locata l'avean là dov'ell'era.
     80Ahi nova gente oltra misura altera,
     Irreverente a tanta, ed a tal madre!
     Tu marito, tu padre;
     Ogni soccorso di tua man s'attende:
     Chè 'l maggior padre ad altr'opera intende.
85Rade volte adivien ch'all'alte imprese
     Fortuna ingiuriosa non contrasti;
     Ch'agli animosi fatti mal s'accorda.
     Ora sgombrando 'l passo onde tu intrasti,
     Fammisi perdonar molt'altre offese,
     90Ch'almen qui da se stessa si discorda:
     Però che quanto 'l mondo si ricorda:
     Ad uom mortal non fu aperta la via
     Per farsi, come a te, di fama eterno:
     Che puoi drizzar, s'i' non falso discerno,


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