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SONETTO XXVII.
Che t’infiammava a le Thessaliche onde;
Ee se non hai l’amate chiome bionde,
4Volgendo gli anni già poste in obblio;
Dal pigro gielo, e dal tempo aspro, e rio,
Che dura quanto ’l tuo viso s’asconde,
Difendi or l’onorata, e sacra fronde,
8Ove tu prima, e poi fu’ invescat'io:
E per vertù de l’amorosa speme,
Che ti sostenne nella vita acerba,
11Di queste impression l’aere disgombra.
Sì vedrem poi per maraviglia inseme
Seder la Donna nostra sopra l’erba,
14E far de le sue braccia a se stessa ombra.
SONETTO XXVIII.
Vo misurando a passi tardi, e lenti;
E gli occhi porto per fuggire intenti
4Ove vestigio uman l’arena stampi.
Altro schermo non trovo che mi scampi
Dal manifesto accorger de le genti:
Perchè negli atti d’allegrezza spenti
8Di fuor si legge com’io dentro avampi:
Sì, ch’io mi credo omai, che monti, e piagge,
E fiumi, e selve sappian di che tempre
11Sia la mia vita; ch’è celata altrui.
Ma pur sì aspre vie, nè sì selvagge
Cercar non so, ch’Amor non venga sempre
14Ragionando con meco, et io con lui.