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adjecta. 477


     Così parlò e sorrise
la Dea, porgendo il fianco
soavemente bianco
20al giovinetto Anchise,
poi volse le parole
in gemiti sommessi
e dei divini amplessi
24fu testimonio il sole.

     Vittima anch’io d’Amore
omai dispero aita
poi che la sua ferita
28mi sanguina nel core,
nè lacrimar mi vale
nè maledir, costretta
a spasimar soletta
32sul vergine guanciale.

     Che se fugaci istanti
di pace al sonno chiedo,
mille fantasmi vedo
36pel rosso ciel vaganti.
Passa sul campo arato
caldo di nozze il vento
e in se recar lo sento
40la febbre del peccato.