Così parlò e sorrise
la Dea, porgendo il fianco
soavemente bianco 20al giovinetto Anchise,
poi volse le parole
in gemiti sommessi
e dei divini amplessi 24fu testimonio il sole.
Vittima anch’io d’Amore
omai dispero aita
poi che la sua ferita 28mi sanguina nel core,
nè lacrimar mi vale
nè maledir, costretta
a spasimar soletta 32sul vergine guanciale.
Che se fugaci istanti
di pace al sonno chiedo,
mille fantasmi vedo 36pel rosso ciel vaganti.
Passa sul campo arato
caldo di nozze il vento
e in se recar lo sento 40la febbre del peccato.