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216 PROLOGO.

Il mio ideale dei bimbi non è quello che si trova nei santini di Francia col suo bravo angelo custode che li cova sotto le ali bianche, ma è invece in due bimbi che mi tirano i capelli quando li prendo in braccio.

Saranno ideali meno sublimi, ma non meno nobili, non meno degni dell’arte, e nell’arte mi pare che ci si possa star bene anche senza frasi fatte, lucidi, entusiasmi artificiali, e pudicizie d’uniforme. Il Napoleone tutto nudo che fu modellato dal Canova colla sua brava foglia ideale, non mi pare che debba escludere dall’arte i Napoleoncini del Meissonnier; e la Trasfigurazione, con tutti i suoi apostoli non esclude nessuna Kermesse con tutte le sue donnaccie.

Perchè vituperarci l’uno coll’altro mentre siamo in fondo d’accordo? Il Salmini finisce il suo Polycordon colla obiurgazione d’obbligo alle serve che mostrano le coscie veriste e poi è un ribelle anch’egli nella sostanza, nella forma e sino nel titolo. Dove sono dunque i limiti di queste pretese scuole? Quando lo Zanella, frugando tra le ceneri scaligeriane, acchiappa il tizzo che accese già le guerre letterarie per Cicerone e scrive una panzana a certi filologi tedeschi che fa veder proprio